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Mario Schifano

Mario Schifano ( Horms, 1934 – Roma, 1998 ) inizia la sua formazione collaborando con il padre, archeologo restauratore, al Museo Etrusco di Villa Giulia ( Roma ). Abbandona presto questo ambito e comincia la sua produzione pittorica; è inizialmente legato all’informale con tele fortemente materiche con le quali inaugura la sua prima personale nel 1959 alla Galleria Appia Antica di Roma. Dall’informale passa a quadri monocromi, grandi carte incollate su tele e ricoperte di un solo colore sgocciolante. Così il dipinto diventa spazio di un evento negato in cui in un secondo momento affiorarono lettere e frammenti della civiltà consumistica, come il marchio della Esso o della Coca – Cola, frutto dell’incontro con la Pop Art. Degli anni Sessanta è la serie dei “paesaggi anemici”, una serie di tele in cui il mondo della natura viene evocato attraverso frammenti, particolari e scritte allusive. Un mondo verso cui volge nuovamente attenzione dagli anni Ottanta in poi. Porta avanti una progressiva rivisitazione della storia dell’arte che lo porta a opere dedicate al Futurismo, rifacendo poi Magritte, De Chirico, Cezanne. Schifano guarda anche al cinema che si inserisce perfettamente nella sua ricerca verso l’ininterrotto flusso di immagini prodotto dalla nostra civiltà tecnologica. In questa scia si collocano, dagli anni Settanta, le immagini televisive, decontestualizzate e portate su tela emulsionata, a testimonianza di un’immagine fatua, evanescente e di veloce consumo.